rossi elena
Donnerstag, 3. Oktober 2019
Zuletzt geändert: Mittwoch, 9. Oktober 2019
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Si riporta di seguito un racconto nel quale Dewey, nel 1899, mostrava di aver già colto una questione ancora oggi estremamente attuale
“Anni addietro mi aggiravo per i negozi di suppellettili scolastiche in cerca di banchi e seggiole che fossero più adatti da tutti i punti di vista -artistico, igienico ed educativo- ai bisogni dei fanciulli. Incontrai molte difficoltà a trovare ciò di cui avevamo bisogno, sino a che un negoziante più intelligente di altri uscì con questa osservazione: «Temo che non possiate trovare quello che desiderate. Voi desiderate qualcosa con cui i ragazzi possano lavorare; questi sono banchi fatti solo per ascoltare. Avete in queste parole la storia dell'educazione tradizionale”.
(Dewey J., Scuola e società, La Nuova Italia, Firenze, 1967, pp. 21-22).
Certo non siamo noi i pionieri dell’apprendimento integrato al movimento. Già oltre duemila anni fa, Aristotele e i suoi discepoli, detti “peripatetici”, studiavano gli scritti filosofici attraverso il movimento nel peripatos.
Sappiamo che una scuola che permette ai propri scolari di muoversi liberamente è una scuola in grado di sviluppare sia l’acquisizione delle competenze sia una qualità della vita e un benessere corporeo.
Bisogna per questo ripensare lo spazio, superando la contrapposizione tra aula-banco-apprendimento e spazio aperto-ricreazione.
È inoltre necessario pensare la scuola non più come una sequela di “classi monadi” , fatte di spazi chiusi e monotoni ma invece composta da spazi aperti alla socializzazione e anche alla riflessione individuale, spazi-aula flessibili che si adeguano alle diverse attività didattiche, di laboratorio e di incontro, spazi pensati per la funzione e per gli attori che vi agiscono.
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