rossi elena
Montag, 7. Oktober 2019
Zuletzt geändert: Mittwoch, 9. Oktober 2019
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Nel saggio Quando ridiventerò bambino Korczak riporta queste parole che credo che ogni insegnante dovrebbe sempre portarsi dentro e non dimenticare mai, così come ogni genitore.
Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli
Janusz Korczak nome d’arte di Henryk Goldszmit, nacque nel 1878 a Varsavia in una famiglia ebraica e assunse più tardi il nome d’arte di Janusz Korczak.
Fu pensatore, medico, poeta e fu, secondo Bruno Bettelheim, “uno dei più grandi educatori di tutti i tempi” perché aveva imparato a vedere il mondo con gli occhi dei bambini.
Korczack nei suoi scritti invita più volte gli adulti e in particolare gli educatori a cambiare punto di vista: mettersi nei panni di un bambino.
Un'idea del genere, per quei tempi stravolgeva completamente ogni sistema educativo. E` per questo motivo che si può definire un vero riformatore, attento soprattutto ai bambini che non avevano la sorte di avere una famiglia, costretti a vivere per strada.
Ci ricorda come sia difficile parlare d'infanzia perché, a suo parere, per farlo è necessario fare un passo indietro e cercare di entrare in un mondo che solo apparentemente non ci appartiene più in quanto adulti.
Lo dimostra il suo romanzo Quando ridiventerò bambino del 1924, nel quale si racconta la giornata di un bambino di otto anni attraverso il suo particolare punto di vista.
E’ un libro della memoria in cui l’educatore esprime il desiderio, esaudito da una stella, di tornare indietro e ridiventare bambino.
Il suo racconto ci invita e ci permette di entrare nell’ottica del bambino e per tornare a vedere il mondo come quando eravamo piccoli.
Korczak esprime la grande preoccupazione che l’adulto consideri l’età infantile come un semplice momento di passaggio per diventare grandi.
È piuttosto da esperire come un momento della vita fondamentale e importante di per sé: “e quando finalmente il domani è arrivato, noi aspettiamo ancora, giacché l’opinione di fondo che il bambino non è ancora nulla, ma che sarà, che non sa ancora nulla, ma saprà, che non può ancora nulla, ma potrà, ci costringe a una continua attesa”
Ancora oggi, rischiamo l’errore di vedere l’infanzia soltanto in prospettiva della maturità e non è raro vedere genitori, insegnanti ed educatori sottovalutare l’importanza del momento di vita attuale del bambino.
Korczak scende in profondità e ci invita a essere adulti nuovi, capaci di interazioni sensibili e costruttive: “Quando parlo o gioco con un bambino, un istante della mia vita si unisce a un istante della sua e questi due istanti hanno la stessa maturità”.
Ecco cosa ci insegnano le parole di Korczak in questo saggio: il mondo di un bambino non è un mondo del passato, è un mondo del presente, un'isola in cui scoprire un sapere che è all'origine di tutto.
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