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Poli Luisa
Donnerstag, 30. Mai 2019
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Nell’opera “La scuola del fare” Freinet espone il suo pensiero pedagogico e propone al lettore una serie di tecniche operative e fruibili in classe:
- per collegare la realtà scolastica alla vita quotidiana dell’alunno, è necessario uscire dalla scuola per andare ad osservare il paesaggio. Al termine della passeggiata la classe scrive un piccolo resoconto dell’attività.
- Testo libero, gli alunni scrivono per raccontare esperienze o emozioni. L’elaborato viene, in seguito, letto alla classe e tra tutti quelli letti, se ne sceglie democraticamente uno, che viene stampato. Prima di essere stampato, il testo viene analizzato e corretto se necessario.
- La tipografia
- Il calcolo vivente, si parte dalla soluzione di problemi matematici posti dalla vita di classe
- Corrispondenza interscolastica, le classi delle varie scuole si scambiano settimanalmente un testo libero
- Il giornalino della classe
Grazie a queste attività lo slancio creativo dell’alunno e il suo bisogno di provare e sperimentare non vengono meno. Freinet mette in risalto, infatti, il bisogno infinito dell’individuo di procedere per tentativi, alla perenne ricerca di soddisfare la curiosità insaziabile che lo caratterizza. Alla scuola il compito di arricchire l’esperienza dell’alunno. Accanto a queste abilità, devono essere esercitate anche quelle che educhi il discente alla socialità. Introduce l’idea delle attività collettive, prestando comunque attenzione anche alla progressione e agli apprendimenti di ciascuno. Propone quindi piani di lavoro di diverso tipo, che assicurino a tutti gli individui il raggiungimento degli obiettivi richiesti per il loro pieno coinvolgimento nelle attività collettive.
In questo tipo di scuola si educa al lavoro, cioè un’attività significativa che ha come obiettivo non il voto dato dall’insegnante ma il suo utilizzo nella società: ad esempio, il giornalino viene pubblicato non per il voto ma per comunicare con altre classi. Con le vendite dei manufatti creati dagli alunni, si possono comprare nuovi materiali. La scuola diventa un laboratorio e non un luogo dove vengono esplicitate pure conoscenze, l’insegnante accompagna l’apprendimento del discente e non impone!
Questa opera è per molti aspetti molto attualizzante.
La motivazione all’apprendimento è fondamentale anche oggi: sempre più spesso abbiamo in classe alunni distratti, demotivati o annoiati.
Anche oggi l’insegnante sente l’esigenza, non facilmente compatibile, di equilibrare gli apprendimenti individuali con le attività collettive, necessarie per trasformare l’alunno in un cittadino consapevole ed attivo.
Come ha fatto Freinet?
L’ortografia, la matematica, le scienze o la geografia non venivano più imposte dal maestro, ma dovevano diventare una necessità per ogni singolo alunno per portare a termine un’attività collettiva.
Ma come fare con gli alunni in difficoltà e che potrebbero compromettere il risultato dell’attività collettiva?
Freinet introduce i piani di lavoro, dei quali ho già scritto.
Concludo con questa considerazione: la situazione sociale di quel tempo (la mancanza di autorità, l’eccessiva confidenza dei ragazzi con gli adulti, l’industrializzazione,….) la ritroviamo anche nella società contemporanea. La storia è ciclica, si ripete nei secoli e si ripetono spesso gli stessi errori.
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Poli Luisa
Mittwoch, 29. Mai 2019
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Molte opere sono state scritte dagli esponenti dell’attivismo pedagogico, Dewey, Freinet, Montessori, Parkhurst, Korczak, Petersen Tolstoj, Pestalozzi,..
Mi permetto di consigliare un’opera minore, ma per me, molto interessante “La pedagogia della lumaca”, di Gianfranco Zavalloni.
L’autore sottolinea l’importanza dell’esperienza del bambino con il contesto, con l’amico, con la famiglia.
Promuove la rivalutazione di attività manuali in una scuola accogliente, colorata, pulita e funzionale.
C’è poi l’elogio alla lentezza, perché oggi i bambini hanno troppo addosso, troppa informazione, troppa attenzione, troppe richieste di prestazioni.
Per il maestro Zavalloni è urgente togliere qualcosa, passare dalla quantità alla qualità.
Scegliere bene, approfondire, avere il tempo per interiorizzare, sedimentare le informazioni, per ricordare meglio.
Condivido il pensiero dell’autore e cerco di tradurlo nella mia pratica quotidiana a scuola.
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Poli Luisa
Dienstag, 28. Mai 2019
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La scrittura è un’abilità, che deve essere esercitata settimanalmente.
Gli alunni scelgono tra le tante proposte e sviluppano poi un elaborato. Di volta in volta concordo con il singolo alunno l’obiettivo da realizzare: la correttezza ortografica?
La creatività? Il contenuto?
Capita di congratularmi infatti con un alunno per un testo valido dal punto di vista dei contenuti e della creatività, ma pieno di errori ortografici.
Freinet sosteneva di non rimproverare troppo il ragazzo perché ha scritto male, perché non ha riletto le sue frasi, per non raffreddare l’entusiasmo.
Invece di scoraggiare con un rimprovero, l’insegnante lo incoraggia e solo in un secondo momento rivede con lui le difficoltà incontrate.
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Poli Luisa
Montag, 27. Mai 2019
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Durante il lavoro libero l’alunno può lavorare ad un tema personale.
Già Freinet ricordava l’importanza di lasciare scrivere all’alunno un testo con un argomento, che lo potesse ispirare.
Scelto l’argomento l’alunno o il gruppo di alunni completano una mind map, uno strumento creativo per poter prendere appunti e dare struttura alla consegna.
Perché usare una mind map?
Perché gli alunni partecipano in modo attivo e creativo alla creazione dell’elaborato confrontandosi, per trovare soluzioni. Ultimato l’elaborato si procede alla presentazione davanti alla classe o allo”Stammgruppe”.
La presentazione, secondo Petersen, è un’attività importante, perché si impara a parlare davanti ad un pubblico. Si impara ad accettare critiche e a discutere le altre impressioni. L’autostima e il coraggio aumentano mentre diminuisce l’imbarazzo di parlare davanti ad un pubblico.
Questa attività viene svolta in autonomia dagli alunni bilingui.
Spesso il monolingue scegli un tema insieme ad un bilingue. Entrambi poi presentano in italiano l’argomento, dividendosi le parti da esporre.
Al monolingue, che mostra interesse per un argomento, vengono consigliate delle letture o dato del materiale ad hoc.
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Poli Luisa
Freitag, 24. Mai 2019
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Durante la settimana sono previste delle attività da svolgere con l’insegnante.
La classe viene suddivisa in gruppi di livello e ciascun gruppo si confronta con l’insegnante una volta alla settimana.
Durante questo incontro, che chiamiamo conferenza, l’insegnante propone e spiega i materiali nuovi, introduce il nuovo lessico, che si collega a situazioni note all’alunno (cibo, abbigliamento, famiglia, la classe,..), conduce il gruppo alla scoperta delle regole morfo-sintattiche (metodo deduttivo)
Questa è anche l’occasione per parlare con i bambini in italiano, per imparare stringhe di frasi, per cantare canzoni e poesie, per porre domande, per leggere un testo.
Anche Decroly affermava che la grammatica doveva essere insegnata ma non doveva essere il punto di partenza della lezione
analisi di un testo di un alunno per scoprire la regola.
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Poli Luisa
Donnerstag, 23. Mai 2019
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Nelle nostre classi gli alunni sono impegnati quotidianamente in attività libere, che spesso vengono confuse con i lavori a stazioni.
Nel lavoro a stazioni l’insegnante stabilisce in anticipo le modalità e le consegne da assegnare agli alunni, mentre nel lavoro libero è il discente stesso che sceglie con chi lavorare, dove, quando, come e cosa fare.
Nel piano settimanale d’italiano i bambini scrivono quello che vogliono fare e se lo desiderano possono scegliere tra quelle proposte dall’insegnante, che segna tutto in una griglia personale. Gli alunni scelgono tre diverse attività, ciascuna delle quali sviluppa un’abilità diversa. Hanno poi tempo una settimana per consegnare il tutto.
Questa libertà di scelta è collegata alla responsabilità per la scelta fatta.(cfr Parkhurst). Quando, infatti, l’alunno ha scelto il proprio lavoro settimanale si pone delle domande:
- Con quale consegna voglio iniziare?
- Con chi lavoro?
- Dove lavoro?
- Quali materiali posso o devo usare?
- Quanto tempo impiego?
- Quando inizio con la consegna per poi portarlo a termine come stabilito?
Certo non funziona tutto subito, ma il ruolo dell’insegnante, anche quello di L2, è di accompagnare l’alunno in questo percorso.
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Poli Luisa
Mittwoch, 22. Mai 2019
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In “scuola e società” Dewey critica la scuola tradizionale con banchi allineati, cattedre, insegnanti che spiegano e alunni che ascoltano passivamente.
Egli parla di rivoluzione copernicana: il fanciullo diventa il sole intorno al quale girano gli strumenti dell’educazione.
Tutto il suo pensiero è centrato sull’importanza di una scuola dell’attività, dell’azione, la centralità degli interessi dell’alunno e il suo bisogno di imparare facendo (learning by doing).
Nella nostra sezione gli alunni si muovono liberamente nei vari ambienti, che sono stati creati. Dei veri e propri laboratori di tedesco, matematica, italiano, musica, arte e scienze. In ogni laboratorio (Freinet lo chiama Atelier, Parkhurst lo chiama Fachraum) gli alunni trovano il materiale utile e necessario per eseguire il proprio lavoro autonomamente, mentre l’insegnante fornisce occasioni di attività, osserva le eventuali criticità, espone il materiale nuovo, crea situazioni di apprendimento, che incuriosiscono il discente.
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Poli Luisa
Dienstag, 21. Mai 2019
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Tutte le insegnanti cercano, attraverso la propria disciplina, di far acquisire le competenze sociali, utili ed indispensabili per formare un futuro cittadino attivo e responsabile.
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Poli Luisa
Montag, 20. Mai 2019
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Nella sezione C della scuola primaria Gries si insegna seguendo le indicazioni della pedagogia attiva, una corrente pedagogica-didattica, che si diffonde nel XIX secolo.
In biblioteca o in internet si trova parecchia letteratura a riguardo.
Punto di partenza per tutti i rappresentanti dell’attivismo pedagogico è il seguente:
il discente è protagonista attivo del proprio processo educativo e non passivo.
L’insegnante assume il ruolo di facilitatore di tale processo.
Da qualche anno anche le insegnanti di seconda lingua partecipano attivamente a questo progetto
Le ore di italiano sono inserite quotidianamente nel lavoro libero.
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Poli Luisa
Montag, 20. Mai 2019
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Il corso sta volgendo al termine ed è tempo di considerazioni finali.
E’ chiaro adesso per me che il pensiero “Reform.” e i suoi principi educativi vadano oltre le semplici, seppur interessanti, indicazioni metodologiche e didattiche.
Tutte siamo d’accordo che i metodi e i materiali si devono adattare ai tempi, al contesto, alla classe mentre i principi pedagogici rimangono un punto fermo di una impostazione educativa senza limiti temporali.
Riassumo tali principi:
- Accettazione del bambino con i suoi limiti e le sue potenzialità. Ciò comporta la necessità di personalizzare i percorsi di apprendimento a seconda delle esigenze di ciascuno.
- La volontà di rendere il bambino autonomo e responsabile. Ciò comporta l’allestimento di ambienti di apprendimento ad hoc a favore di una didattica collaborativa e costruttiva.
- Educazione al rispetto di sé, degli altri, dell’ambiente e delle regole
- La realizzazione di un clima sereno, democratico e costruttivo, nel quale gli insegnanti diventino un modello di comportamento.
I metodi e i materiali diventano quindi un mezzo per il raggiungimento di questi principi e non un fine.
Ognuno di noi ha trovato più o meno la propria strada.
Io l’ho trovata alla scuola Gries, una strada interessante, divertente, stimolante e motivante.
Una strada in cui ritrovo me stessa e i valori, ai quali credo.
Una strada in cui ho conosciuto colleghe preparate, convinte, disponibili, curiose, allegre e propositive!
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Letzte Änderung: 01.11.2024
© Deutsche Pädagogische Abteilung - Bozen. 2000 -
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Kategorie:
L2